"La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani." 
Kofi Annan

La causa del Circeo


Il delitto del Circeo riporta alla memoria per l’ennesima volta la condizione femminile di un tempo, le protagoniste a loro malgrado di questa storia sono due ragazze, Rosaria Lopez, che lavorava come barista e aveva 19 anni, e Donatella Colasanti, studentessa di 17 anni.

Queste ragazze conoscono tre ragazzi della Roma bene, i giovani le invitano a una festa che si sarebbe tenuta nella villa di uno di loro. Le ragazze si fidano perché non possono immaginare che dietro al volto di ragazzi cordiali si nasconda quello di predatori feroci. Quando le ragazze giungono alla villa, poco dopo i ragazzi iniziano a fare delle avances che si fanno via via più esplicite, di fronte al rifiuto delle loro prede, inizia la follia della violenza che culminerà con Rosaria uccisa per annegamento e Donatella che grazie al fatto di essersi finta morta ha potuto scappare e raccontare al mondo una tragica verità.

Una ragazza violata, non da uno ma da più uomini è stata ancora una volta violata dalla folla, che l’ha additata come una prostituta, una che ci stava... una che sostanzialmente se l’è cercata. Tina Lagostena Bassi ha preso le difese di questa ragazza, pronunciando arringhe taglienti verso quei colleghi maschi arrivati al punto di affermare in un aula di tribunale che il rapporto orale praticato dalla donna all’uomo non poteva essere considerato una violenza, in quanto la donna era da considerarsi parte attiva.

Parole che fanno male in quanto innalzano la donna non a persona ma ad oggetto, se in un processo chi è violentata dovrebbe sentirsi unicamente nella posizione di vittima, a quel tempo la condizione di vittima veniva mischiata dalla morale a quella di “colpevole”, un po’ come Eva che ha mangiato per prima la mela e per questa ragione si porta con sé la concezione del peccato, una responsabilità dura a scivolar via dalle coscienze.

A questo punto viene da chiedersi che cos’è la giustizia, vi è una giustizia? Ed è proprio su questo punto che si è dibattuta Tina, sulla volontà di ottenere la cosa giusta, una sentenza che non produca ulteriori danni, da aggiungersi a quelli patiti dal corpo.

La giustizia e il fatto di ottenerla dev’essere un caposaldo come lo è il diritto allo studio, molti anni fa non si godeva di questo diritto, la conoscenza non era considerata un qualcosa di vitale, eppure l’uomo come si serve del cibo per nutrire il corpo deve servirsi della cultura per nutrire la mente e ampliare il suo orizzonte. Il diritto allo studio è una grande conquista per tutti gli uomini che amano definirsi liberi e l’Università Popolare di Milano si trova al fianco di quegli uomini, perché fin dalla sua costituzione ha sempre lottato in favore della conoscenza e della libertà. 


Augusta Lagostena Bassi