"La costanza è la virtù con la quale tutte le cose danno il loro frutto."
Arturo Graf

Tina Lagostena Bassi “oltre” il diritto...



Tina ha fatto tante battaglie e non poteva mancare quella per il diritto alla salute indipendentemente dalla professione che uno poteva esercitare, il diritto alla salute dev’essere universale e non può cambiare faccia a seconda della professione che si esercita nella propria vita.

Tina ha lottato con tutta se stessa per cose che oggi ci possono sembrare ordinarie ma nel secolo scorso non era così e non tutte le voci avevano lo stesso peso.

All’inizio degli anni 70’ un processo la portò a riflettere per l’iniquità della sentenza. Un figlio di un manovale era rimasto con una gamba più corta a causa di un incidente stradale, venne liquidato con quattro soldi in base a delle stupide supposizioni che comprendevano questa forma di pensiero: in fondo se in futuro avrebbe fatto il manovale cosa importava se la gamba era più corta.

In quegli anni il sistema di quantificazione del danno si basava solamente sul mancato guadagno; pertanto, se facevi il manovale valevi di meno rispetto a un ingegnere, queste sono parole che fanno venire i brividi; eppure, era questo quello che accadeva nelle aule dei tribunali.

Tina iniziò a sostenere l’esistenza di un danno alla salute che andava oltre il concetto di guadagno, il diritto alla salute doveva essere un qualcosa di universale e non calcolato in relazione a quello che si faceva nella vita, questo ragionamento può condurci anche a pensare e se uno è figlio di un disoccupato, quanto vale un danno? Nulla? È possibile calcolare il valore di una persona in base a una professione? Come se quello che uno fa nella propria vita fungesse quasi da marchio o da segno distintivo.

Tina insistendo sul fatto che la salute era un diritto di tutti riusciva a vincere le cause in primo grado anche se poi gliele riformavano nel corso dell’appello, continuò così fino al 1979 quando la Corte costituzionale riconobbe per la prima volta il danno biologico, un grande traguardo raggiunto con tenacia da Tina.

In merito alla responsabilità civile le sue battaglie furono davvero tante, secondo lei c’era la necessità di un’educazione e del rispetto delle regole per un corretto funzionamento della società.

Sempre in quegli anni inizia la sua collaborazione con tv 7, dove durante una puntata si parla del codice Rocco, un codice nato nel pieno assenso del regime fascista e anche della riformulazione di molte norme contenute nel Codice penale le quali tutelavano fatti divenuti per l’epoca alquanto assurdi. Ad esempio, i socialisti erano considerati da punire anche per la sola iscrizione al partito. All’epoca del fascio non ci si poteva associare e non erano nemmeno tollerati altri partiti al di fuori di quello fascista al potere; pertanto, mantenere le leggi di quel tempo non aveva molto senso.

Nel 63 Tina entra al ministero della giustizia al fianco del socialista Zagari, seguiranno anni intensi di riforme, da quella del lavoro, al Codice di procedura civile e quella del diritto di famiglia.

Una figura quella di Tina Lagostena che si è rivelata preziosa, ha contribuito a sostenere i diritti di chi non veniva ascoltato, si è impegnata per riformulare un sistema obsoleto per poi dedicarsi anche alle battaglie delle donne. È impossibile non menzionare il contributo prezioso che ha portato nell’Università Popolare di Milano grazie alla sua opera e professionalità, in favore di una cultura equa per tutti senza pregiudizio alcuno.

Augusta Lagostena Bassi